Guillaume
Guillaume Delzanno ha origini italo-francesi, ma sta cercando di farsi naturalizzare giapponese. Fin da piccolo, nasce nel 1979, e quindi è d’obbligo, passa le sue giornate solitarie nella penombra del salotto a guardare anime – tratti da manga - tutto il giorno. Mamma e papà sono al lavoro e il piccolo Guillaume cresce a fianco dei suoi eroi giapponesi che lo educano ad un’etica ferrea e utopica. I suoi paladini del segno sono Go Nagai (Mazinger Z), Leiji Matsumoto (Capitan Harlock), Katsuiro Otomo (Akira), Kentaro Miura (Berserk) e Hideaki Anno (genio assoluto con Gunbuster, Nadia e Eva). Mano a mano che si fa grande non smette mai di disegnare e quando arriva il momento si iscrive alla facoltà di storia dell’arte all’università di Milano, dove è profondamente colpito e influenzato in particolare da certi aspetti pulp dell’arte medievale, dalle follie di Bosh, dalla capacità di rendere la forma tridimensionale di Michelangelo, dai virtuosismi lenticolari della pittura fiamminga, dall’idealità dell’arte greca e dalla magia leonardesca. La sintesi è la sua cifra, sia nel tratto che nello stile e nel concetto. Guillaume infatti fonde indissolubilmente le influenze delle iconografie delle Apocalissi medievali e rinascimentali ad una buona dose di japonisme, sempre attratto dagli aspetti più cupi della rappresentazione. Il tutto condito da un tratto certamente manga, ma che porta con sé tutti i riferimenti raccolti durante i viaggi e gli studi, con una stratificazione notevole di interessi, suggestioni e passioni. Negli anni ha affrontato diverse tematiche, fondamentale quella del ritratto o, come lo chiama lui “mangamorphing”, ma anche la serie sui sette peccati capitali a cui ne aggiunge un ottavo, l’ignoranza, arrivando fino alle più recenti e pantagrueliche illustrazioni degli spleen di Baudelaire.
Erica Bernardi